mercoledì 24 maggio 2017

LINGUAGGIO DEL CORPO

                         LINGUAGGIO DEL CORPO

Il linguaggio del corpo fa parte della comunicazione non verbale. In quest'ambito si interpretano, ai fini dell'interazione sociale, posturagesti, movimenti, espressioni e mimica che accompagnano o meno la parola rendendo la comunicazione umana più marcata, ancora più chiara e comunicativa. Attraverso il linguaggio del corpo si riesce a conoscere l'individuo nella sua interezza ed interiorità, sia che si usino o meno alcuni gesti o che si compiano determinati movimenti. La mimica, in generale, rivela i pensieri e le intuizioni altrui più delle parole.

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Il linguaggio del corpo è costituito anche da gesti che si differiscono da cultura a cultura e da gesti che cambiano con l'evolversi dell'età dell'uomo. I gesti che variano da cultura a cultura sono quei gesti che col tempo sono diventati come una sorta di esperanto, ma che in alcune culture assumono un significato diverso.
Il segno dell'"OK", ha assunto col tempo il significato di Okay, "tutto bene", in tutti i paesi di lingua inglese, in Europa e in Asia, tuttavia permangono alcune zone come ad esempio la Francia in cui il segno "OK" assume il significato di "zero" o "niente". Ha infatti origine da un segnale che al termine di uno scontro di guerra serviva a comunicare a distanza "zero kills"cioè "zero uccisioni"; in Giappone vuol dire "soldi".
Il pollice in su, in Australia, Inghilterra e Nuova Zelanda ha più di un significato, vuol dire: Ok, segnale di autostop o insulto, mentre in Grecia è prevalentemente usato in senso dispregiativo.
Il segno della "V", è stato diffuso durante la Seconda Guerra Mondiale da Winston Churchill in segno di "vittoria", mentre in alcuni paesi europei tale segno indica il numero due, mentre in altri è un segno di offesa.
Ci sono poi gesti che si modificano con l'evolversi dell'età dell'uomo, ne è un esempio il gesto fatto da un bambino che dice una bugia, tendendo a coprire la bocca con le mani; nell'adolescente il gesto cambia, la mano sfiora con le dita la bocca; nell'adulto il gesto diventa più evoluto e raffinato la mano infatti, sfiora il naso.
Il linguaggio del corpo ha una propria grammatica pertanto va letto e interpretato rispettando tutta una sintassi composta da parole, frasi e punteggiatura.

PENSIERI E SOGNI

                          PENSIERI E SOGNI  

Il sogno è un fenomeno psichico legato al sonno, in particolare alla fase REM, caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni riconosciuti come apparentemente reali dal soggetto sognante. Lo studio e l'analisi dei sogni inducono a riconoscere un tipo di funzionamento mentale avente leggi e meccanismi diversi dai processi coscienti di pensiero che sono invece oggetto di studio della psicologia tradizionale.
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Nel '900 Sigmund Freud nella sua celebre opera L'interpretazione dei sogni tentò di spiegare questa modalità di funzionamento dell'apparato psichico descrivendo la psicologia dei processi onirici e suddivise il funzionamento dell'apparato psichico in due forme che chiamò processo primario e processo secondario. Secondo questa teoria psicoanalitica classica, il sogno sarebbe la realizzazione allucinatoria durante il sonno di un desiderio rimasto inappagato durante la vita diurna.
Dopo Freud molti analisti di varie correnti si sono interessati al sogno. Contributi originali sono stati portati nel 1952 da Ronald Fairbairn, per cui il sogno sarebbe un fenomeno schizoide, da interpretare alla luce della teoria degli oggetti parziali della Klein, ponendo l'accento sull'aspetto simbiotico della personalità.
Walter Bonime nel 1962 propone una teoria del sogno basata sulla concezione che il sogno sia un autoinganno volto a preservare e a rafforzare un modello di vita, ponendo l'accento sull'aspetto comportamentale sociale della personalità.

L'arte divinatoria che pretende di interpretare i sogni si chiama oniromanzia; mentre la capacità di prendere coscienza dei sogni viene definita onironautica o sogno lucido.

COMUNICAZIONE E LINGUAGGIO

                      COMUNICAZIONE E LINGUAGGIO

    
Con il termine linguaggio nel suo senso più generale si intende un qualsiasi sistema di comunicazione codificato. Quando è usato in un'accezione tecnica (come nel caso di un linguaggio di programmazione, ad esempio), per linguaggio si intende un sistema di segnali o simboli che permette di trasmette un'informazione da un sistema a un altro; in questa accezione “codice” può essere utilizzato come sinonimo di linguaggio. In riferimento all'uomo per linguaggio si intendono i codici umani sia verbali che non verbali che consentono di formulare e trasmettere messaggi (per cui si potrà parlare di linguaggio naturale, ma anche di linguaggio pittorico, musicale, cinesico, cioè dei movimenti del corpo...). Con il termine linguaggio ci si riferisce però prevalentemente alla capacità propria dell'uomo di esprimersi verbalmente. In un'accezione strettamente connessa a questa il linguaggio indica anche lo specificarsi di questa attività umana in un determinato codice in rapporto a una determinata comunità umana, ossia il suo specificarsi nelle singole lingue naturali.
La lingua e la sua struttura
Dal punto di vista linguistico si considera il linguaggio dal suo interno, proponendosi di spiegare come esso funzioni, ossia di formulare ipotesi relative al fatto per cui sequenze di elementi fisici (fonici, grafici, gestuali) diventano portatrici di messaggi. Una lingua non mette in rapporto diretto il suono (l'espressione) e il significato (il contenuto), ma li correla attraverso una serie di livelli (fonetico, fonologico, morfologico, lessicale, sintattico, semantico, pragmatico) che non vanno intesi come stati ordinati gerarchicamente ma piuttosto come luoghi organizzativi, al cui interno vengono costituiti oggetti linguistici di vario genere (a livello fonetico si costruiscono i fonemi, a livello morfologico i morfemi, a livello lessicale i lessemi e così via). Queste regole permettono ad ogni lingua umana di essere produttiva, e cioè di poter produrre, a livello di principio, un numero infinito di nuove frasi, atte ad esprimere qualsiasi concetto o pensiero.
La comprensione e la produzione del linguaggio
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Conoscere il significato di una parola non vuol dire semplicemente conoscere la cosa (o le cose) a cui si riferisce la parola stessa, come vorrebbe il senso comune. Questa definizione infatti non sarebbe sufficientemente esplicativa su come le persone possano conoscere il significato di termini astratti come “infinito”, “maggiore” oppure di termini come “lentamente”, “prima”, che non fanno riferimento a situazioni concrete. Quando pensiamo al significato di una parola, la parola stessa porta con sé una serie di conoscenze relative da una parte alle proprietà percettive che si riferiscono ad esempi del concetto cui è collegata la parola, e dall'altra alle sue relazioni con altri concetti similari (per esempio pensando alla parola “usignolo” nella mia mente sarà presente la consapevolezza che l'usignolo è un uccello, e probabilmente differenze e confronti con altri tipi di uccelli), e con le caratteristiche salienti di quei concetti (nel caso dell'usignolo che è famoso per la sua voce, che è spesso utilizzato dai poeti nelle loro composizioni eccetera). Questo insieme di informazioni, che sono quelle che possediamo per la maggior parte delle parole, vanno a formare le cosiddette definizioni potenziali (che si contrappongono alle definizioni rigorose, quale, ad esempio quella che un ornitologo potrebbe dare dell'usignolo), mentre gli studiosi di semantica (a partire dal filosofo Puttnam che fu il primo ad utilizzare il termine in questo contesto) utilizzano il termine stereotipi per riferirsi ai concetti cui ci riferiamo automaticamente quando pensiamo o utilizziamo una determinata parola.
Mentre una parola si riferisce a un significato che può essere noto o meno ma non possiede valore di veritàgli enunciati lo possiedono (un enunciato, cioè, a differenza di una parola, può essere vero o falso), in quanto possono stabilire relazioni e riferimenti tra parole.